lunedì 9 agosto 2010

Incipit

Fu un sonno agitato a far presagire l’evento eccezionale. È noto fin dall’antichità come il tempo sia una dimensione alquanto strana. Difficilmente controllabile o quantificabile. Estremamente variabile, probabilmente influenzabile da fattori estranei alla nostra volontà, tanto da provocare un plausibile disorientamento, una perdita di sensibilità: non accorgersi del tempo trascorso.
Cosicché il nostro eroe, un tal Baldo di nome e di fatto, concediamogli un po' di credito, si svegliò una mattina di tarda primavera senza rendersi conto dove l’avesse condotto quella nottata tribolata. Avrebbe potuto essere stato trasportato in un luogo a lui sconosciuto. Di notte agiscono delle forze ignote ai più, delle specie di spiritelli maligni che solitamente si limitano a spostare oggetti nei posti più impensati, tanto per dare fastidio. Avrebbero potuto sollevarlo unendo le loro forze come Lillipuziani alle prese con Gulliver e, palleggiandosi il carico, condurlo molto lontano, sull’altra faccia della Terra. O più semplicemente, una forza cosmica imponderabile sarebbe stata in grado di risucchiarlo in un vortice magnetico, così potente da scomporre la sua struttura molecolare, impacchettarlo per benino e spedirlo alla velocità della luce in qualche remoto angolo della galassia.

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Questo sito è dedicato ad argomenti contenuti nel libro "Un segno indelebile" di Marco Marzagalli